Vi sono sicuramente tante tecniche scorrette come il tracciamento cross-site, i cookie permanenti, i contenuti spam, le pubblicità invadenti, il malware, le pubblicità ingannevoli, ma anche gli articoli spazzatura o attira letture, la propaganda non esplicita, la roba sponsorizzata.
Non saprei dire che cosa abbia determinato il successo di certe tecniche, ma le conseguenze possono essere molto gravi.
Sicuramente non è attribuendo colpe che si esce da questo mirabolante nodo gordiano. Forse l'unico modo ragionevole è tagliarlo.
Se io leggo notizie sullo sci in Val di Non potrebbe farmi piacere ricevere pubblicità sulle mele, sul miele, e su strutture ricettive, mezzi di trasporto e via discorrendo.
Bisogna capire qual è un modello etico di pubblicità e salvaguardare il diritto degli editori di sopravvivere e conoscere la clientela (fino a che punto può essere approfondita questa conoscenza e quali diritti hanno entrambe le parti?) per evitare comportamenti frutto di profonda ingenuità, o di incapacità o di impreparazione di fronte al vero significato e alle implicazione dello sviluppo tecnologico.
Probabilmente quando si va su internet non c'è niente di veramente e totalmente riservato.
Il fattore umano determina la sicurezza di tante cose a partire dalla creazione della rete e di internet.
Bisogna però capire come funzionano e quali sono i rischi percepiti e quelli connessi al proprio comportamento. Altrimenti tutti gli strumenti che non fanno parte del proprio percorso evolutivo non vengono assimilati razionalmente e possono capitare cose veramente ehm... interessanti...
Che differenza c'è tra rete privata e rete pubblica? Tra luogo telematico relativamente privato e luogo pubblico o aperto al pubblico? Tra dati privati e dati visibili al pubblico o che si trovano in luoghi telematici "aperti" come fossero metaforiche gabbie di vetro.
Bisogna capire qual è un modello etico di pubblicità e tracciamento per salvaguardare le persone e capire se veramente la professoressa Shoshana Zuboff quando ha studiato "Il capitalismo della sorveglianza" e quando ha teorizzato che molte cose possono essere automatizzate, informatizzate e adoperate per sorveglianza e controllo.
Il nemico non è la sopravvivenza dei siti e delle testate giornalistiche.
Il nemico non è neanche la sopravvivenza delle persone che lavorano per quella testata giornalistica.
Bisogna capire e trovare un bilanciamento nel momento in cui si stabilisce un prezzo per articoli e abbonamenti come salvare capra e cavoli e capire che il lupo da combattere non è la sopravvivenza di chi lavora onestamente e sarebbe anche disposto ad anticipare il proprio impegnarsi se veramente ci fosse una sincera possibilità di avere retribuzione e riconoscenza....
Noi generiche persone purtroppo ci siamo abituati a prendere, spesso in maniera gratuita, senza cioè offrire riconoscimento economico, e magari anche a pretendere.
A nostra parziale discolpa si può dire che speravamo che molti siti potessero essere utili per il prossimo e per le future generazioni.
Ma bisogna dare e remunerare il prossimo da un punto di vista umano ed economico...
Edit: Ho ritrovato una notizia di 7 anni fa che però è ancora attuale...
Adblocking: l'advertising fa ammissione di colpaIAB si assume la sua parte di responsabilità per aver spinto gli utenti a schivare la pubblicità, divenuta insostenibile e propone delle linee guida nuove.
“Abbiamo fatto una gran confusione. Come tecnologi, con il compito di fornire contenuti e servizi agli utenti, abbiamo dimenticato la user experience”: è un’ammissione di colpa quella recitata da IAB, l’associazione che raduna gli operatori dell’advertising online. IAB si assume le le proprie responsabilità nell’avanzata degli adblocker, ma ora si dice pronta a rimediare.
Alcune considerazioni aggiuntive si trovano in questo mio post:
https://forum.mozillaitalia.org/index.php?topic=67387.msg467070#msg467070