C'è una raison d’être per i Paywall, come per i Cookiewall, e si affianca all'opportunità di fare tale scelta come alla loro efficacia.
Quanto sia opportuno servirsi dei paywall è un argomento dibattuto e in ogni caso la loro efficacia dipende dalla qualità del contenuto offerto, dalla tipologia editoriale di ciascun sito Web e, di conseguenza, dalla disposizione degli utenti a pagare per l’accesso. O per l’attivazione di un abbonamento.
APPUNTO! Bisogna capire quale sia la qualità dei contenuti e comprendere se gli utenti sono disposti a pagare un abbonamento per visualizzare i contenuti e / o per non essere obbligati ad accettare la profilazione, i cookie di terza parte e la pubblicità personalizzata. APPUNTO!
Come nel caso degli adblockers, anche nel caso dei rimedi per aggirare tali barriere c'è una raison d’être e questa va tenuta in considerazione con onestà intellettuale prima ancora di chiedersi che cosa si voglia fare.
La necessità per gli editori e le aziende che pubblicano contenuti online di fare cassa e ottenere negli utili oltre che di rientrare dei costi, e magari di offrire ai dipendenti e ai collaboratori delle retribuzioni degne, riscontra comunque dei limiti nel poter offrire pubblicità mirate e personalizzate, cookie di terza parte, e profilazione.
Limiti morali e deontologici prima che legislativi.
Editori e aziende dovrebbero rivedere il modello di affari, oltre ai contenuti che portano, e rimodulare le proposte di abbonamento.
Soluzioni: decidere di ignorare il sito, provvedere ad abbonarsi al sito, adoperare le liste BPC per uBlock Origin e bloccatori di contenuti, adoperare gli userscript BPC per Violentmonkey/Tampermonkey, adoperare il componente aggiuntivo BPC, oppure fare 92 minuti ininterrotti di applausi alla persona che ci ha ricordato un banale dettaglio: la qualità di molti siti giornalistici non merita il tempo necessario per adoperare uno di questi rimedi, figuriamoci i soldi per leggere gli articoli che richiedono un pagamento....
Quando si parla di informatica, anche il trucco "borderline" è utile, è didattico, è un arricchimento, è una evoluzione.
Molti di noi (penso a te e a Iceberg) non sarebbero diventati così padroni della materia informatica se non avessero sperimentato, osato, cercato ostinatamente un'alternativa e si fossero accontentati della pappa pronta che all'epoca i produttori di software propinavano nei loro recinti chiusi.
La vita, il lavoro, tanti aspetti di ciò che si affronta ogni giorno sono costituiti da recinti murati,
sabbiere recintate (link all'immagine su Wikipedia) pensate per i bambini, pensate per giocare in sicurezza....
L'apprendimento e la sperimentazione sono indispensabili nel momento in cui si mette mano alle cose e si riesce a introdurre vari concetti, come data protection, safety e security, nel proprio percorso evolutivo e assimilarli razionalmente.
Nella vita bisogna avere la capacità di andare oltre e di capire quali sono i limiti e i problemi di un mondo telematico che è stato pensato a fin di bene con la convinzione che aiutasse le generazioni a venire, e che ha dimostrato ancora una volta, qualora fosse necessario, che i peggiori risultati si ottengono quando si è convinti di avere le migliori intenzioni (convinzione sincera o dolosa che sia, la differenza cambia poco o nulla all'atto pratico).
Per concludere: mai sfidare l'utenza a fruire di determinati contenuti, chi vorrà farlo e vi riuscirà, nonostante norme e regole e termini di servizio, ci sarà sempre... !!! O ci si viene incontro in maniera ragionevole e forse l'utenza si abbonerà o accetterà di vedere delle pubblicità accettabili e non invasive (e senza elementi traccianti o cookie, specie di terza parte)...