Da Punto Informatico (riguarda anche Firefox):
Microsoft blocca la modifica del browser predefinitoMozilla aveva trovato il modo di aggirare il vincolo imposto da Microsoft per la scelta del browser predefinito. Ma come ipotizzato, l'azienda di Redmond ha bloccato il workaround nelle ultime build di Windows 11 disponibili per gli iscritti al programma Insider.
Mozilla ha confermato che il suo “trucco” non funziona più. Stessa sorte per il noto tool
EdgeDeflector di Daniel Aleksandersen.
Microsoft vuole imporre l'uso di EdgeAnche se l'utente ha installato e impostato come predefinito un altro browser, il sistema operativo sceglierà sempre Edge per aprire alcuni contenuti, come quelli di Notizie e interessi in Windows 10, Widgets in Windows 11, i risultati delle ricerche, i link di Cortana e i link presenti in Impostazioni PC.
Ciò accade perché Microsoft non utilizza il tradizionale URI
https:\\, ma il suo
microsoft-edge:\\.
EdgeDeflector, disponibile dal 2017, permetteva di aggirare questa forzatura.
Quando l'utente cliccava su un contenuto, quest'ultimo non si apriva direttamente in Edge, ma veniva mostrato il pop-up per la scelta del browser. Tutti i link venivano successivamente aperti con il browser impostato come predefinito.
In pratica EdgeDeflector convertiva automaticamente
microsoft-edge:\\ in
https:\\. A partire dalla build 22494 di Windows 11 non è più possibile gestire il protocollo
microsoft-edge:\\ con
EdgeDeflector.
Lo sviluppatore ha verificato che non funziona nessun altro workaround e, se viene eliminata ogni traccia di Edge dal sistema operativo, viene mostrato un messaggio di errore.
In teoria ci sarebbe una soluzione, ma i cambiamenti da apportare a Windows 11 sono troppo “distruttivi”. Anche il trucco implementato da Mozilla per Firefox, simile a quello di EdgeDeflector, non è più funzionante. Secondo Daniel Aleksandersen, Microsoft ha ancora una volta abusato della sua posizione dominante per imporre l'uso di Edge, come fece con Internet Explorer.
Sarebbe quindi necessario un nuovo intervento da parte delle autorità antitrust.
Fonte: Daniel Aleksandersen