Jooliaan “un tempo fa” (so che è sbagliato, è solo un divertente autocitazionismo che si rifà ai tempi in cui ero al liceo) riportò questo aforisma applicabile anche alla coerenza a sé stessi, coerenza che rischia di diventare eccessiva rigidità trinariciuta (Guareschi, ndr):
La fede è un crampo, una paralisi, un'atrofia della mente in certe posizioni. (Ezra Pound, da Selected Prose, 1921)
Ogni persona che porti avanti dei progetti ha bisogno di fornire a chi stra prendendo in considerazione l'idea di adoperarli o di confermare la scelta fatta delle motivazioni, dell'acqua al proprio molino, un qualcosa
pro domo sua.
La retromarcia è un comportamento all'interno di una serie di azioni che si sostengono vicendevolmente e che danno valore alle proprie affermazioni e a ciò che si comunica verbalmente, paraverbalmente e in maniera non verbale.
All'interno di questa situazione e delle crisi reputazionali dovrebbe esserci anche la capacità di capire, ove necessario, che bisogna chiedere scusa per i propri errori e mettere in atto una serie di passi (sullo stile dei centri di recupero per persone che soffrono di varie dipendenze o patologie): “ho sbagliato, mi dispiace, è colpa mia” [sposto all'interno il luogo di controllo degli eventi e mi assumo le mie responsabilità, non ha stato l'acaro cattivo a creare i problemi] e poi “ecco che cosa farò per rimediare”, mantenendo le promesse fatte.
Io non voglio idealizzare o santificare alcuna persona o azienda e neanche demonizzarla come se si trattasse della causa di tutti i mali presenti in ogni piano del multiverso, ma spesso credo che si debba rimettere veramente al centro di ciò che si fa le persone e una serie di sfumature motivazionali nel proprio comportamento (perché, a quali finalità, in quali modalità e a vantaggio di chi stiamo cercando portare avanti le nostre progettualità...)
Che ci faccio qui? (What Am I Doing Here, 1988) Bruce Chatwin